Ho creduto a me, ferma a una stazione
Vuota di allegria, piena di persone.
Vince chi rimane.
Io resto.
Ho creduto a me, come fossi un’altra
Che mi dice passa, passa anche stavolta
Che mi dice ascolta, quello che sai già.
Volevo solo appoggiarmi a un cuore
E avere il tempo per costruire.
Quando per non dire troppo, non ho detto mai.
Quando il sangue nelle vene, era piombo ormai.
Quando hai detto mi spiace… Troppo poco però.
E hai deciso di andare.
Io purtroppo no.
Ho creduto a me, ai miei occhi scuri
Come certe sere, quando non respiri.
Quando cade il cielo, ma non muori tu.
E finisci qui.
Questa pioggia fine, che svernicia l’aria
Come una stagione.
Ho mentito a tutti, ma ho creduto a me.
Volevo solo sparare a un cuore
Un colpo senza silenziatore.
Quando per non dire troppo, non ho detto mai.
Quando il sangue nelle vene, era piombo ormai.
Quando hai detto mi spiace… Troppo poco però.
E hai deciso di uscire, di tacere un dolore.
Io, davvero, no.
Attraverso questa poesia, perché questa canzone lo è, ciascuno può rivolgersi a se stesso. Possiamo guardarci allo specchio e toccare le volte in cui abbiamo avuto la forza,
quelle in cui abbiamo saltato gli ostacoli.
Possiamo contare le scelte che abbiamo preso.
Comprese quelle in cui abbiamo deciso di restare, quando era più semplice andare via.
E quando abbiamo trovato la forza di andare, quando sembrava più semplice restare.
In certi momenti è così dura che il sangue nelle vene sembra piombo, capace solo di appesantirti il corpo, facendoti credere di non essere in grado di reagire.
Ma anche il piombo si scioglie, col tempo.
E restiamo noi, ancora una volta noi.