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~ La vita è come il caffè: puoi metterci tutto lo zucchero che vuoi, ma se lo vuoi far diventare dolce, devi girare il cucchiaino. A stare fermi non succede niente.

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A Wild-e Woman. Intervista con Laura Lenghi

24 venerdì Lug 2015

Posted by Donna Abelarda in About YOU - Le mie interviste

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Oggi il caffè lo beviamo con la straordinaria Laura Lenghi!
Faccio con Laura un percorso attraverso la normalità, la quotidianità, i piatti preferiti, le canzoni del cuore…Ed è da questa normalità che scopro una donna, oltre che bellissima, di talento, grinta, carattere.
Laura è Milla Jovovich, Olivia Wilde, Penelope Cruz, Hilary Swank, Halle Berry, Jennifer Garner.
E la sua morbidezza, la sua sensualità, il suo graffio, non restano in penombra, nella sala di doppiaggio.
Laura è in tutti quegli sguardi, quella sensualità, quella grinta.
Che dire…ve la volete perdere?

Laura, finalmente.
Benvenuta nella mia Coffee Room.

Attrice e Doppiatrice straordinaria pluripremiata, meritatamente. le attrici a cui hai dato la tua anima e la tua voce sono straordinarie. Due parole su Olivia Wilde in Dr House e I. Swank nel superbo Million Dollar Baby.
“Dottor House” è una serie che mi è rimasta nel cuore, soprattutto per la presenza di Sergio di Stefano che conoscevo fin da bambina.
Era una persona meravigliosa ed è stato un onore per me lavorare così a lungo con lui. Su Hilary Swank, che dire, è un attrice talmente brava con una sensibilità così profonda che doppiarla è stato persino un peccato. Spero di averle reso giustizia!

Il personaggio a cui sei più legata.
Il personaggio a cui sono più legata è la protagonista di Alias, Jennifer Garner.
In verità, avrei voluto fare l’agente segreto!


Il personaggio che ti è stato più…scomodo.
Il personaggio più scomodo…. ce ne sono molti… me ne viene in mente uno in particolare, Iriza di Candy Candy.
Io ero una bambina e detestavo dover interpretare un personaggio così cattivo.

Il personaggio più difficile da interpretare.
Il personaggio più difficile… una volta doppiai un film, di cui non ricordo il titolo, era la trasposizione di una storia vera. Nella scena finale, l’attrice che doppiavo moriva, ma io mi ero fatta talmente prendere dalla storia che non riuscivo a smettere di piangere.

Che cos’è per te la VOCE?
La voce… che domanda! La voce è il mio strumento! Purtroppo segue tutte le fasi “influenzali” dell’ inverno e d’estate, basta un colpo di aria condizionata e se ne va!

Che cos’è per te la Bellezza? Ne stiamo forse perdendo di vista le basi, forse anche per l’avvento, travolgente, di internet, con i suoi pregi, le sue potenzialità, ma anche i suoi difetti, i suoi pericoli.
La bellezza dev’essere in ognuno di noi. Se ne stanno perdendo le basi perchè dovremmo essere educati fin da piccoli alla “bellezza”. Io faccio il possibile con i miei figli ma non è facile, questo mondo tecnologico sicuramente è molto più affascinante per loro.

La tua più grande virtù ed il tuo più grande “peccato”.
La mia più grande virtù è la forza.
Il mio più grande peccato… diciamo difetto? E’ sempre la forza, non mi faccio aiutare da nessuno, perciò diciamo che “pecco” di presunzione pensando che posso fare tutto da sola.

L’amore nella tua vita che ruolo ha? Io credo che noi donne, o almeno, alcune di noi, siamo fatte d’amore.
L’amore c’è sempre nella vita delle persone, anche nella mia è ovvio. Mi sveglio al mattino con i gatti che mi fanno le fusa e i bambini che mi saltano nel letto… non è amore questo?

Laura Mamma. Come sei in questa veste?
In realtà dovrebbero parlare i miei figli, loro dovrebbero dire che mamma sono. Diciamo che sono una “mamma umana”. Si fa quel che si può, non è facile essere una mamma che lavora, avere tre figli ed essere sempre al top! E poi qual è il top!!?? 🙂
La tua canzone.
La mia canzone è Heroes di David Bowie…
Oddio, ce ne sono tante altre, ma ora mi viene in mente questa!

Il piatto che più ti rappresenta.
Il piatto…. la pizza!

Che cosa ammiri nelle donne e che cosa negli uomini?
Non faccio distinzione tra uomini e donne, ammiro le caratteristiche delle persone, ognuno ha le proprie peculiarità, dico forse che le donne sono più “complesse” e gli uomini più “basic” ma questa è genetica!

Il complimento più bello che ti hanno fatto nella vita.
I complimenti più belli me li fa mia figlia piccola mentre si arrampica su di me: dice che lei è un koala e io il suo albero di eucalipto!

Di che cosa non puoi fare a meno?
Non posso fare a meno di fare sport! Mi diverto tantissimo!

Sei esattamente dove vorresti essere, Laura?
Se sono dove vorrei essere?
Che domanda!!
Certo che no!
Se potessi me ne starei in posto ai tropici!
Tu no? 🙂

Io il mio blog l’ho chiamato in onore della mia grande passione, il caffè…quindi, la domanda è d’obbligo. Ti piace il caffè? 🙂
Caffè?
Sto a “rota” di caffè!

L’ultima domanda contiene in sé l’immenso grazie per esserti messa nelle mie mani… 🙂
E quindi, siccome io di mestiere non faccio la giornalista, ma scrivo per passione, ti chiedo: perché hai accettato questa intervista? 🙂

Ho accettato quest’intervista perchè tu sei stata molto gentile!!

Che dire.
Una professionista, una donna, una mamma, una voce ed un’anima straordinarie.
Semplicemente, grazie Laura.

Ps:
Se hai reso giustizia ad Hilary Swank?
Direi proprio di si. 🙂

UNIONE…di FORZA.

13 lunedì Lug 2015

Posted by Donna Abelarda in Coffee of the day

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Che la storia sia ciclica, ormai ce ne rendiamo conto.
Abbiamo materiale sufficiente per ricostruire questo “grafico”.
Cambiano forse gli abiti, le tavole più o meno rotonde ed i mezzi di comunicazione.

Ma la storia si ripete. Sempre.

Le guerre, anche se purtroppo il concetto non è ancora esteso a livello globale, si combattono senza fucili.

Oggi le guerre sono guerre più che mai psicologiche, economiche, politiche.

Le guerre passano attraverso le riforme, i piedi puntati, le alleanze, gli interessi economici, la FIDUCIA. Le guerre, paradossalmente, si combattono IN CASA PROPRIA, dove ci si è riuniti tutti per far fronte comune.

Sembra di rivivere lontani conflitti mondiali a colpi di cannone in chiave “moderna”.

Le armi sono impercettibili ma efficaci, come internet, la tv…i media in generale.
Ci sono paesi irremovibili.
Ci sono potenze economiche.
Ci sono gli “alleati”.
Ci sono scadenze, dettàmi, regole. Come è giusto che sia.

Cambiano i nomi, ma le nuove generazioni non sono poi così lontane da quei nomi.

E’ che oggi, ancora più di ieri, proprio perché il mondo cambia assetto alla velocità di un tweet, bisogna avere la CONSAPEVOLEZZA, la PREPARAZIONE, l’ISTRUZIONE, la COMPETENZA per sentirsi parte di un qualcosa di comune che, spesso a tutti i costi, stiamo cercando di creare.

Europa non vuol dire parlare tutti la stessa lingua.

Non vuol dire avere tutti le stesse idee, gli stessi ritmi, le stesse competenze.

Io non me la sono mai immaginata come un’UGUAGLIANZA, l’Europa.
Bensì come tante complementarietà. Il concetto di EUROPA dovrebbe essere assimilabile a quello di una coppia di persone che sceglie consapevolmente di intraprendere un cammino insieme. Dovrebbe essere, in senso meno “intimo”, assimilabile a persone che scelgono di abitare tutti nella stessa casa, nello stesso condominio o nello stesso hotel.
Ciascuno ha il proprio appartamento, la propria stanza, il proprio modo di gestire i propri ritmi.
Ma si risponde tutti ad un SENSO COMUNE, a regole che devono valere per tutti, magari in base alla disponibilità di ciascuno.
L’uguaglianza in senso totale non può esistere.
E forse non deve esistere.

Grecia non sarà mai uguale a Germania, anche se pranzano allo stesso tavolo. Abbiamo scelto un pensiero comune, abbiamo scelto consapevolmente di aderire ad un progetto di crescita continua.
Ma al tavolo c’è qualcuno che forza troppo la mano, in un senso come nell’altro. C’è qualcuno che schiaccia troppo.
E qualcuno che vuole alzarsi pagando solo una portata quando magari ne ha consumate dieci.
C’è qualcuno che alla leadership non vuol proprio rinunciare.

E c’è qualcuno che, forse non avendone tutti i diritti, si ribella senza avere nulla in mano però. L’Europa me la immaginavo così, io.
Ciascuno, allo stesso tavolo degli altri, con i suoi usi, i suoi costumi.
Stessa lingua non vuol dire che tutti parleremo la TUA lingua.
Vuol dire che, ciascuno con i propri dialetti, parlerà un linguaggio COMUNE.
Ci stiamo annullando, forse.
Sta diventando tutto un’obbedienza che molti di noi, per negligenza o per sfinimento, non riescono ad onorare.
Di Comune non abbiamo più nulla. Sembriamo seduti per forza a quel tavolo, più che per scelta, per piacere, per convinzione. Sembriamo una setta, un clan. Non una classe.
L’Unione Europea non dovrebbe avere un sovrano e dei sudditi.
Ed invece è così.
Il “sovrano” è forte e forse ha creato il suo sub-regno a propria immagine. Non sappiamo cosa fare, dove andare. Non sappiamo mai che cosa votare perché non sappiamo, in realtà, che cosa fa lì, a quel tavolo, chi ci rappresenta.

Non siamo abbastanza informati, preparati, consapevoli; siamo allo sbando, confusi. Scendiamo in piazza ma spesso senza sapere per chi, per cosa.
Ci aggreghiamo come pecore al primo che, alzando la voce, dice NO, a tutto, a tutti.
Il nostro voto è in mano al miglior offerente.
Siamo ad un’asta di cui non conosciamo i pezzi.

Forse era troppo presto.
Forse avevamo bisogno di più tempo per conoscerci, per riconoscerci, dopo un conflitto che ci aveva trasformati tutti.
Avevamo bisogno di più tempo per capire, forse.

Forse non eravamo e non siamo ancora pronti per un’ UNIONE CHE FA LA FORZA. Siamo uomini, e abbiamo troppo bisogno di prove DI FORZA.

Di greco conoscete lo yogurt e le olive.

06 lunedì Lug 2015

Posted by Donna Abelarda in Coffee of the day

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Stamattina eravate tutti Varoufakis (tra l’altro, senza manco saperlo pronunciare).

E lo capirei anche se rappresentassimo un paese informato, preparato, acculturato, educato.
Lo capirei se rappresentassimo un paese che fonda il proprio sistema di vita sul lavoro come diritto, sulla tutela dell’istruzione, su una sanità robusta, su un governo presente.
Lo capirei se la giustizia fosse una giustizia giusta, severa, certa.
Lo capirei se le nostre tasse rendessero i nostri servizi al nostro servizio.

Ed invece no.

Siamo la rappresentanza di un paese corrotto, sporco, ingiusto, fondato su furbini del quartierino, sull’illegalità, sull’anti-meritocrazia, sulla scappatoia, sulla scorciatoia, sulla corruzione e sull’ignoranza, madre di tutto questo.

Siamo quelli che timbrano il cartellino per 17 colleghi e poi vanno a far la spesa al mercato e il massaggio cinese, che costa meno ed è pure senza fattura.

Siamo quelli che non vanno a buttare la spazzatura due cassonetti più in là, se quello sotto casa è pieno, ma volano a Berlino per la finale di Coppa.

Siamo quelli de: Io faccio un favore a te e tu lo fai a me.

Siamo quelli che, anziché coricare di calci nel sedere i figli quando vengono bocciati per tre anni di fila, li mandano a fare tre anni in uno: perché si sa, se non riesci a fare un anno in uno, farne tre è tutta un’altra storia.

Siamo I FIGLI DI.

Siamo quelli del Lei non sa chi sono io.
No, non lo so e sinceramente ne faccio anche volentieri a meno.

Siamo la barzelletta dell’Europa. E non solo.

Quindi, prima di scendere in piazza tutti imbandierati ad esultare, e prima di twittare qualsiasi cosa abbiate sentito in metro stamattina, giusta o sbagliata che sia, accertatevi di aver compreso l’argomento delle vostre sbandierate.

Perché non è una finale di coppa questa.
Di Greco conoscete solo lo yogurt e le olive.

Quindi, a tutti quelli che pensano che il Sole 24 Ore sia un paradiso dell’abbronzatura, chiediamo in coro di continuare a selfarsi le gambe a wurstel a Varigotti.

Le ali della Libertà

03 venerdì Lug 2015

Posted by Donna Abelarda in Coffee of the day

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I quotidiani riportano la notizia: bambino di 11 mesi denutrito. I genitori vegani sotto inchiesta.
“Un bambino di appena undici mesi con una carenza nutrizionale così grave da rischiare la vita. E due genitori, entrambi seguaci della dieta vegana, indagati per maltrattamenti in famiglia. 
Il regime alimentare che esclude il consumo di alimenti di origine animale torna a far discutere […]”

Mi approccio a questo articolo con tutte le cautele del caso.
Perchè non sono un genitore. Non sono una nutrizionista.
Non seguo la dieta vegana, anche se per precedenti esperienze lavorative, so di che cosa stiamo parlando. Non per sentito dire, per accurata informazione.

Più che di proteine, nello specifico, credo che il tema qui sia quello della Libertà.
La libertà di educazione, di un genitore, nei confronti della creatura che ha messo al mondo, che dovrebbe amare più di qualsiasi altra cosa e persona al mondo.

La libertà, di culto, di scelta, di espressione, di alimentazione…tutte le libertà, NEL RISPETTO DELLA MORALE E DELLA LEGGE, sono sacre, quando appunto non ledono diritti altrui.
E le libertà sono frutto ed espressione di maturità, di consapevolezza, di sé e di quello per cui ci si batte, di quello in cui si crede.

Non mi sono mai permessa, e mai mi permetterò, di giudicare coloro che, per una propria etica, si approcciano all’alimentazione in modo differente dal mio, per esempio, che seguo una dieta mediterranea, senza eccessi di alcun tipo.
Non esiste IL modo giusto o sbagliato, in assoluto.
Non esiste l’assoluto religioso, alimentare, professionale, sentimentale.
Ma può e devono esistere il BUON SENSO e L’EQUILIBRIO.

Sempre più spesso sento genitori che si esprimono in maniera LIBERA sulla scelta del culto dei propri figli: scelta rispettabilissima e molto corretta.
“Ho deciso che mio figlio non avrà a prescindere un orientamento religioso da noi imposto. Quando sarà MATURO sarà libero di scegliere”.
Questo, rispetto al passato, dato l’evolversi della nostra società in termini culturali, è un approccio all’educazione consapevole, maturo, rispettoso, se vogliamo. Questo approccio lascia al proprio figlio, QUANDO NE AVRA’ LA FACOLTA’ E LA MATURITA’, di scegliere per sé.

Ma se il culto religioso, per esempio, non ha un riscontro “pratico” nella vita di tutti i giorni, l’educazione alimentare ne è il fulcro, fin dai primi momenti della gravidanza.
Tuo figlio cresce con te.

Con lo stesso approccio MATURO E RESPONSABILE, quando si parla dei nostri figli PICCOLISSIMI, che DIPENDONO DA NOI E DALLE NOSTRE SCELTE, CURE, ATTENZIONI, non ancora in grado di scegliere in modo consapevole il proprio percorso, ci si dovrebbe approcciare al tema della nutrizione.

Quindi, attenzione genitori al controllo di questa LIBERTA’, che può cadere invece nel suo opposto, ovvero nell’IMPOSIZIONE.
La scelta di un certo tipo di alimentazione è rispettabilissima, ma deve essere adeguata alle esigenze di ciascun soggetto.

Probabilmente, (il probabilmente è d’obbligo non essendo io un medico) un bambino piccolo necessita, dal punto di vista nutrizionale, di un’alimentazione più completa rispetto a quella vegana, molto più gestibile in età “consapevole”.

Quindi, prima di imporre le nostre scelte ai nostri figli, mettiamoci da parte, per un attimo, e valutiamo che cosa è meglio per un bambino, soprattutto nelle prime fasi della crescita.
Quando sarà consapevole, di certo sarà in grado di scegliere a quale filosofia di vita approcciarsi.
Non ci si improvvisa genitori. Soprattutto con i figli.

Il nostro CREDO, che sia religioso o alimentare, prima di accontentare NOI STESSI, deve rispondere a delle esigenze OGGETTIVE e non essere mai imposto.

 

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