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~ La vita è come il caffè: puoi metterci tutto lo zucchero che vuoi, ma se lo vuoi far diventare dolce, devi girare il cucchiaino. A stare fermi non succede niente.

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Archivi Mensili: aprile 2015

Non si finisce mai di IMPANARE.

30 giovedì Apr 2015

Posted by Donna Abelarda in Coffee of the day

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Amiche!
La prova costume è alle porte. Come il Natale.
Ma noi siamo preparate.
Ed infatti apriremo le porte.
SI. Quelle del frigorifero.

Eh si care.
Sono iniziati a manetta gli spot del bifidus e dei cereali al miele da far accoppiare al suddetto bifidus, maschilista bigamo.

Da questo incontro, nemmeno troppo clandestino, nasceranno così tanti fermenti lattici vivi da creare una colonia dentro di noi, per non farci mai sentire sole.

Si, perché quando te fanno vedè che a pranzo te poi magnà lo yogurt col cereale, non intendevano L’INTERO REPARTO DI YOUGURT con IL CEREALE TUFFATO DENTRO A TRIPLO CARPIATO.
Ma noi non ci formalizziamo al dettaglio. Manco nella vendita. Noi compriamo alla Metro, per le Aziende.

Accoppiato il bifidus, è tempo di raccogliere i frutti del nostro sacrificio.

Recatevi nel più vicino negozio di costumi da bagno della zona (andateci in auto o in metro: non sia mai che una passeggiata di 12 minuti possa far smaltire anche solo un milligrammo di cereale, ce po’ venì er calo de pressione).

Ora, non focalizzatevi su modello e colore del costume.
Come no? Certo! Tranquilla amica!
Quel costume non importa quali fattezze abbia: lui è IL MOTIVATORE.
Ha un’unica caratteristica: deve essere taglia 38.

Acquistatelo e magari, fuori dal negozio, se incrociate una yogurteria o un pizzettaro, festeggiate l’acquisto con uno spuntino leggero da 3500 Kcal.

Andate a casa e riponete il costume con tanto di cartellino e data dello scontrino nel cassetto che sta tra il ME LO METTO L’ANNO PROSSIMO e IL NERO D’ESTATE MI SPEGNE, MEGLIO UN SOBRIO COLOR PUFFO.
Ma si dai, è il cassetto 12, quello del DA DOMANI SOLO FRUTTA E INSALATA!

Intanto però, siccome oggi è ancora oggi, daje di cotolette panate.

Buona prova costume a tutti!
Io la faccio scritta, in video conferenza, dal divano. 🙂

La Buona Scuola o la Scuola Buona?

29 mercoledì Apr 2015

Posted by Donna Abelarda in Coffee of the day

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La scuola, il lavoro, la famiglia, lo Stato, rappresentano il mondo e quindi la collettività.
Con l’evoluzione che non si muove più ai lenti passi dei secoli, ma fa corse a ritmo di anni, se non mesi, ci si trova a dover fronteggiare i cambiamenti in modo repentino.
E quindi ci vuole una mente svelta, brillante, ma sempre giusta, che plasmi il sistema che regolamenta la nostra società.

Cambia la famiglia: ci si può non sposare, si può divorziare, si hanno sempre meno figli.
Cambia il lavoro: si affollano le università e sparisce chi “impara un mestiere”, la crisi scoraggia le assunzioni da parte delle imprese.
Cambia la scuola: c’è sempre più interazione tra culture diverse, i bambini sono immersi e padroni più o meno consapevoli della tecnologia, i pc scalzano pian piano le lavagne e i gessetti.
Cambia lo Stato…ma qui è troppo lunga e spinosa la questione… 🙂

E proprio di scuola si parla in questi giorni.
Il governo presenta le proposte per la Buona Scuola.
E alle riforme rispondono sempre più incalzanti contestazioni.
Io credo che non si possa e non si debba restare arenati a leggi e concetti troppo rigidi o datati, appunto per abbracciare il cambiamento, per non soccombere nel tentativo VANO di opporvisi.

La Buona Scuola, nel suo “bando”, non è un totale stravolgimento in peggio…così sembra.
Ma su due punti ci sono delle perplessità.

Legame più stretto tra scuola e aziende.

La proposta del Governo
Si tratta della ricetta messa in campo dal governo per combattere l’enorme dispersione scolastica di cui soffre il nostro sistema educativo.
Ma si tratta anche di un modo per avvicinare l’offerta formativa delle scuole e la domanda di professionalità delle imprese che spesso non riescono a reperire sul mercato alcune figure.
Sarà l’alternanza scuola – lavoro, con almeno 400 ore in azienda nei tecnici e nei professionali nell’ultimo triennio e 200 ore nei licei, lo strumento per realizzare questi obiettivi.

Le obiezioni
Coloro che criticano l’intero impianto della riforma temono che la scuola venga piegata eccessivamente sul lavoro perdendo, almeno in parte, la dimensione educativa che ha avuto finora.
E questo segue di qualche settimana dichiarazioni che volevano l’abolizione dei classici tre mesi di vacanza per far spazio a contributi di Volontariato (qualcuno ci ha letto una richiesta di lavoro gratuito d’estate per i giovanissimi: c’è sempre bisogno di forza lavoro GRATIS di questi tempi)

Io concordo con queste obiezioni, in maniera moderata.
Il mondo del lavoro è un mondo che spesso a poco a che vedere con i dogmi scolastici, con formule, ritmi e regole.
E’ quindi positivo che ai ragazzi venga concessa l’opportunità di entrare in questo mondo a piccoli passi: è bello che posano in qualche modo familiarizzarci.
Ma tutto deve avere un giusto contesto, un giusto equilibrio.
La scuola non deve ridursi a schiava, al servizio del mondo del lavoro.
Non vedo questa enorme dispersione scolastica.
E l’ho finita da poco, la scuola. Quindi sento il mio parere come “autorevole”. :)Un’infarinatura che vada dalla filosofia alla meccanica è buona, è giusta, indipendentemente dal percorso che si deciderà di intraprendere in futuro.
Non siamo PROGRAMMATI PER NON CAMBIARE.
Nasciamo per apprendere, arricchirci, imparare, crescere.
La scuola è educazione, formazione, disciplina, interazione sociale, conoscenza. Poi può preparare i ragazzi alla vita vera e spesso crudele del lavoro, ma deve mantenere, a mio avviso, un profilo “fanciullesco”, leggero e anche distaccato dall’esclusivo scopo di “portare a casa la pagnotta”.
Abbiamo una vita intera per vivere da grandi: 18 anni da ragazzi possiamo pure concederceli.

Il preside-sindaco.

La proposta del Governo
L’idea è quella di rilanciare la scuola assegnando più potere ai dirigenti scolastici. Tra le competenze del capo d’istituto è prevista la compilazione del Piano triennale dell’offerta formativa della scuola che svuota gli organi collegiali di importanti poteri deliberanti.
Passa nelle mani del capo d’istituto la valutazione dei docenti neo immessi in ruolo e toccherà sempre al dirigente scolastico premiare, con un corrispettivo in denaro, gli insegnanti più bravi.
Il preside della nuova era potrà inoltre scegliere i docenti dagli albi territoriali in cui verranno piazzati i 100mila nuovi assunti e potrà “strappare” alle altre scuole i docenti migliori.

Le obiezioni
La novità del preside con i superpoteri ha spaventato perfino alcuni diretti interessati e terrorizza gli insegnanti che già immaginano una scuola con un deus ex machina o un “dittatorello” che potrà fare il bello e il cattivo tempo.
Insomma, i docenti non si fidano affatto dei loro dirigenti scolastici e forse non li considerano neppure all’altezza del gravoso compito.

Attenzione al potere nelle mani del singolo.
Ahimè, siamo umani!
Ed è proprio questa caratteristica a schiacciare in maniera inesorabile l’obiettività e la meritocrazia, per far posto alle lusinghe, alla corruzione, al libero arbitrio ingiustificato.
Viviamo costantemente bombardati da notizie che fanno luce su un mondo che si sgretola tra le mani di pochi che abusano del proprio potere.
Alla scuola lasciamo il privilegio, almeno FORMALE, di equità, meritocrazia, giustizia. Non facciamo finta, perché di questo si tratta, che il dirigente scolastico sia una figura AL DI SOPRA DI OGNI SOSPETTO. Siamo umani. Con tutto ciò che ne consegue.

La Scuola, ancor più che la legge elettorale e qualsiasi altra riforma in atto, è la più delicata: essa trasforma i giovani di oggi nei leader di domani.
Prendiamocene cura.

Facciamo le scarpe…o la scarpetta?

28 martedì Apr 2015

Posted by Donna Abelarda in Coffee of the day

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L’Italia ha tante tipicità.
La cucina, l’ospitalità, l’arte, la cultura e la storia secolare.
Ma anche l’attitudine al voler fregare gli altri, alla scorciatoia, alla furberia con una punta di cattiveria.

Ecco.
Ma di tutte tra tutte le tipicità che abbiamo, non possiamo scegliere di fare la scarpetta con la genuinità del pomodoro, anziché scegliere di fare le scarpe agli altri, magari solo perché più preparati?

C’è gente che investe il tempo di una vita ad escogitare escamotage per arrivare al traguardo con più scorciatoie possibili.
E ungi di qua, è fai una telefonata di là. E prometti questo per avere quello. E bacia quello per arrivare a quell’altro. Quanta energia, quanta fatica: ungere, rammentare…

Ma se si spendesse questa energia per prepararsi come si deve alla maratona, se si impiegasse tutto questo tempo ad allenarsi, quasi certamente si arriverebbe lo stesso al traguardo.
E ci si arriverebbe sulle le proprie gambe, con tanto fiato e con un’unica spalla su cui battere una mano: la propria.

Ma non siete stanchi di dover sempre “ringraziare” qualcuno?
Non siete stanchi di queste strade alternative?
Non siete stanchi di avere le mani unte?

Personalmente, i GRAZIE che preferisco dire sono quelli al bar, dopo aver chiesto educatamente il mio espresso.

Quelli che preferisco sentirmi dire sono quelli di coloro a cui ho dato una mano in modo disinteressato.

Credetemi: a far le cose per bene, si fatica, si.

Ma è tutta un’altra fatica.
E’ una fatica che ti realizza.

La fatica che ti gonfia le gambe è quella di quando, per 20 ore abbondanti della giornata, hai vestito dei panni non tuoi.

Ostensioni.

22 mercoledì Apr 2015

Posted by Donna Abelarda in Coffee of the day

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Imperversa, in questi giorni, la discussione tra genitori e figli a volte appena adolescenti, più o meno vip, in tema di ostensioni dei corpi.
No, non parliamo di teli sacri, di rispetto, di silenzio.

Qui c’è tutto: rumore, ammiccamento, faccette, cuoricini.
C’è tutto, tranne che il rispetto.

Non c’è il rispetto per l’età, per una sorta di pudore, per la maturità e per la non maturità anagrafica.
Sempre più ragazzi (le femminucce in particolare, dal dna sicuramente più propenso all’ostensione di se stesse) approdano giovanissimi sui social network con una grande ricchezza di…contenuti.
Si, di contenuti nel reggiseno.

Perché da ragazzine di quattordici o sedici anni che, truccate come la quinta generazione Orfei, si mettono in pose che manco nell’ultimo calendario Pirelli, che ti puoi aspettare?
Ma non è finita qui.
Anzi, il punto non è nemmeno questo.

L’esibizionismo, soprattutto quando si passa dal Giocare con le Barbie al Voler Essere una Barbie, è fortissimo, incontrollato.
C’è la voglia di esplorare un mondo luccicante, quello dei grandi, da sempre visto troppo vicino, ma mai così vicino da poterci entrare.

Il punto, se volete TRISTE e PREOCCUPANTE, della questione, è che non più di una decina di anni fa i nostri genitori, quando si provava anche solo lontanamente ad uscire di casa con qualcosa che somigliasse vagamente ad una gonna, con scoperto solo un polpaccio, mal depilato tra l’altro, ci avrebbero chiusi in camera non con una webcam, ma con un pitbull.
Altro che farci ammiccare con i lecca-lecca: saremmo rimasti senza cena e, probabilmente, senza denti.

Non siamo bigotti né moralisti.
E non siamo tutti astrofisici o ingegneri nucleari.
Siamo stati tutti ragazzi, adolescenti, produttori di ormoni e voglia di crescere in fretta.
Ma siamo cresciuti un passo alla volta, con i freni che forse iniziamo solo ora a capire.
Tutte le furiose litigate con i genitori a dirci NON GIOCARE A FARE LA GRANDE!

Evviva la fuffa, i costumi da bagno, i lecca-lecca e le pose ammiccanti sceme.
Ma tutto, anche la fuffa, ha un luogo, un tempo, un contesto, un’età e un compagno di tutto questo andar fuori dalle righe.
Quel compagno, anzi, quell’istigatore, non può e non dovrebbe essere di certo un genitore.

Attenzione a creare bamboline da dare in pasto alla rete.
Che poi non si sa mai chi la tira quella rete, e che cosa viene su.

Tutto in un sol uomo! Intervista a Paolo Modugno

08 mercoledì Apr 2015

Posted by Donna Abelarda in About YOU - Le mie interviste

≈ 1 Commento

Oggi il caffè lo beviamo con Paolo Modugno!

Quante cose sei…Dicono di te: Attore, Conduttore radiofonico, Regista, Autore e Dialoghista, Direttore di doppiaggio.

Qual è il ruolo in cui stai più comodo?
Il ruolo più esaltante è quello di regista cinematografico. Come ha raccontato Truffaut in “Effetto notte”.
Poi mi piacciono tutti. Non posso lavorare senza entusiasmo e passione.

Lavorativamente, una persona che ti porti nel cuore.
Marcel Proust. Mi ha insegnato a scrivere, o, perlomeno, ho imparato da lui l’importanza dei riferimenti analogici…

La tv che ti piace guardare.
I film. Però li preferisco al cinema.
Non ne posso più dei talk show e della gente che urla.
Non amo le serie, mi fanno sentire claustrofobizzato.
Anche se quelle americane sono spesso perfette, girate e interpretate con grande maestria.

La tv ieri ed oggi. Dallo scandalo per l’ombelico di Raffaella Carrà, al reality show, passando per i salotti televisivi in cui ci portiamo qualche panno da lavare, possibilmente al 22% di share, anziché a 60 gradi in lavatrice. C’è ancora qualcosa in grado di stupirci, televisivamente parlando?
Quello che manca: la fantasia.
Raccontare la realtà interpretandola. Come in una battuta di Shultz, nei Peanuts: “Oggi sappiamo tutto di tutto, tranne quello che succede”.

Il lavoro di cui sei più fiero.
Direi tutti, meno quelli in cui ero ancora attore.

Una cosa di cui non puoi fare a meno.
La mozzarella di bufala, la vodka (un bicchierino), il gazpacho e la tartare…
No, a parte gli scherzi, si può fare a meno di tutto, tranne che dell’indifferenza. La odio..

La donna e la televisione. Oggi. Che cosa mi dici?
Un culo per vendere un abbonamento a un cellulare. E’ questa, la donna?!
E la sua enorme ricchezza?

Il tuo rapporto con la Politica.
Complesso. È stata molto presente nella mia vita.
E ha anche condizionato il mio lavoro, in positivo e in negativo.
Sono stato, ad esempio, proscritto da tutti i teatri pubblici d’Italia, nel secolo scorso… Oggi?! NON SO.

Che cos’è per te la Bellezza?
Un’emozione.

Che cos’è la Voce, che per me rappresenta l’anima, l’essenza di una persona?
L’hai detto.

Che cosa ammiri delle donne e che cosa degli uomini?
Delle donne la fantasia, l’inventiva, la capacità di analisi.
Degli uomini, non mi viene in mente. Ma forse sbaglio.

Come si vince la crisi di un Paese a cui, a mio parere, si son sgretolate non le facciate dei piani alti, ma le fondamenta?
Non c’è una domanda di riserva?

La tua ricetta del Buon Vivere.
Amare una persona, amare il proprio lavoro, mangiare bene, non guardare sempre il display del cellulare.

Il tuo pregio. E quello che invece cambieresti di te, in un attimo.
L’accettazione. La tolleranza è troppo poco.
La mia capacità di incazz…, ma non so se vorrei cambiarla…

La canzone della tua vita. La musica è una parte fondamentale, è la colonna sonora della nostra vita…
Nonostante l’autore, “Una lunga storia d’amore”…

Sei esattamente dove vorresti essere?
Sì, infatti viaggio molto. Non voglio mai chiedermi come Bruce Chatwin: “Che ci faccio qui?”

Ti piace il caffè? Il mio blog l’ho chiamato Coffee Room, in onore di questa mia passione…
5 al giorno.
Una giornata non comincia senza un caffè.


Nell’ultima domanda, c’è il mio grazie per averlo fatto, per aver accettato.

Come mai lo hai fatto, anche se io non sono una giornalista di professione, ma questi ritratti li faccio solo per passione?
Per la passione, appunto.

Posso semplicemente dire GRAZIE ad un artista vero, completo, ad una persona squisita.

Scherzi a parte.

03 venerdì Apr 2015

Posted by Donna Abelarda in Coffee of the day

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L’ennesimo caso.
Una gita scolastica, una stanza d’albergo, una classe di studenti del liceo.
Il tutto condito, forse, da qualche bicchiere di troppo.
La vittima, forse scelta a caso.
Lo scherzo che sfocia nella stupidità. Un cellulare. La diffusione del video.
E la preside che piazza un deciso 4 in condotta e una sonora sospensione.

Fino a qui, cellulare e video a parte, sfaccettature tipicamente 2.0, è capitato a tutti.
La bravata, l’eccesso, la perdita del controllo in quello che è il momento dell’anno in cui si amalgamano i gruppi, si consolidano le amicizie, nascono i primi amori o le prime storielle.

Fino a qualche annetto fa, le reazioni dei genitori ad una punizione esemplare da parte del dirigente scolastico, una volta a casa, sarebbero state più o meno simili.
C’era un fronte comune una volta: genitori-insegnati vs studenti.
Perché l’autorità è l’adulto, la bravata è il giovanotto.
E l’adulto condanna la bravata e punisce il giovanotto.

Ma oggi qualcosa è cambiato.
Forse troppo.
Forse in peggio.
Oggi un ragazzo adulto e vaccinato può provocare delle lesioni gravi e permanenti con un compressore ad un ragazzino nemmeno adolescente, e condannarlo per sempre ad una vita diversa, in qualsiasi accezione del termine.
Ed il mondo intorno a lui cosa fa? Lo ferma, lo consegna alla folla, anche solo simbolicamente?
No.
Il mondo intorno a lui filma tutto e chiude l’episodio con una “Bravata”.

Manon sono i ragazzi ad essere cambiati, ad essere “peggiorati”.
Sono gli adulti.
Si, perché ad un figlio si vuol bene incondizionatamente.
Un figlio si appoggia e si sostiene sempre.
Ma anche la condanna di un atto di violenza è un atto di amore.
Se amo mio figlio e voglio che conduca la propria vita in modo civile e corretto, lo punisco.

Ed invece no. Non è più così.
E’ colpa degli altri.
Dei professori severi.
Degli scherzi non accettati.
E’ colpa di tutti, tranne che nostra.
Eh si, perché oggi fa male ammettere che se tuo figlio fa una bravata un po’ troppo fuori dalle righe, la responsabilità è nostra; fa male ammettere che c’è una falla nel nostro modo di educarli.

Oggi c’è il fronte mamme, quelle che MIO FIGLIO NON SI TOCCA, E’ STATO SOLO UN GIOCO.
Magari il caso del ragazzino cosparso di caramelle in questo episodio non avrà avuto conseguenze tragiche, fisiche o psichiche.
E meno male, aggiungo.

Ma non dimentichiamoci che il Bullismo uccide e segna le vite, per sempre.
Ed il bullismo può iniziare anche così, cari piccoli grandi Spielberg che filmate tutto, che diffondete.

Ci sono ragazzini schiacciati dal peso dell’umiliazione che si sono tolti la vita.
E quindi, care mamme paladine della giustizia, attenzione.
Attenzione a sminuire le responsabilità e le conseguenze.
Perché uno dei possibili traguardi di un bulletto, è un delinquente.

 

E’ tempo di…si, ma che tempo fa?

02 giovedì Apr 2015

Posted by Donna Abelarda in Coffee of the day

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Tira proprio una brutta aria, verrebbe da dire.

L’Italia è il paese del paradosso.
Ma va?, direte voi.
L’Italia è il paese del Paradosso ANCHE per quello che riguarda il Meteo, le Previsioni del Tempo.
Siamo il paese che, a livello di conversazione, fonda su questo argomento gran parte delle parole spese.
Un po’ perché è un tema trasversale, adatto a tutte le età, non impegna, è informale, è l’aggancio che sgancia gli imbarazzi.
In un periodo storico di crisi economica come questo, l’italiano, che è per tradizione un vacanziere (i ponti, le festività comandate, le sacre vacanze estive), si affida sempre più spesso al meteo come ago della bilancia sulla partenza o sulla rinuncia. Quindi diciamo ha anche un impatto sul portafogli e sulla qualità della vita.
Ma è anche argomento serio quando si parla, più in generale, di analisi del clima, della salute del nostro intero pianeta.
Ebbene, la notizia è che recentemente hanno cessato di lavorare i tre professori universitari rimasti a occuparsi specificamente di meteorologia.
Non ci sono e non ci saranno più docenti ordinari.
Il circuito è chiuso, a meno di un deciso cambio di rotta politico.

L’atteggiamento generalizzato ed approssimazione nell’approccio alla meteorologia ha viziato il mercato.
L’arrivo del web, delle app, dei siti privati ha definitivamente privato questa scienza di scientificità appunto.

Ora ciascuno, per vendere, sfruttando appunto la propensione dell’italiano alla consultazione delle previsioni del tempo, si crea il suo meteo fai da te, fondato sul nulla, se non sul caso.

Questo ci fa capire che questo paese, ANCORA UNA VOLTA, non investe sulla cultura, sullo studio, sulla professionalità e sulla professione.
Ciascuno è tuttologo.
Anche di meteo.
L’utenza di bassa qualità dilaga e quella qualificata (grandi aziende agricole, industrie, piattaforme petrolifere, trasporti marittimi) si rivolge alle società di consulenza internazionali.
Che dire, tira proprio una brutta aria.

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